Con l’entrata in
vigore della nuova “ordinanza sulla promozione della cultura” all’inizio di
quest'anno la situazione per gli spazi espositivi autogestiti e non commerciali
è decisamente peggiorata. Gli
spazi autogestiti, a differenza di istituzioni come le Kunsthallen o i musei,
non hanno a disposizione incentivi sicuri e continuativi o sovvenzioni a
livello statale o cantonale. Tutti i fondi devono essere reperiti tramite
domande di finanziamento a fondazioni private. I tagli, o meglio l’inspiegata
scomparsa dei 220'000 CHF che fino ad ora venivano assegnati dall’ufficio
federale della cultura, prima sotto forma di sovvenzioni annuali a spazi
espositivi e poi, da un paio d’anni a questa parte, come «premi per spazi
artistici», hanno delle conseguenze disastrose. Da un lato viene a mancare una
sovvenzione urgentemente necessaria, che comporta un dispendio amministrativo relativamente modesto e che è svincolata
da un progetto specifico; dall’altro cresce la pressione sulle altre fondazioni
e istituzioni. Questo comporta già adesso una diminuzione dei contributi
assegnati da altri enti rispetto agli anni precedenti, o che tali contributi
non siano più erogati annualmente.
A noi mancano
soldi, molti soldi! A sei mesi dall’entrata in vigore della nuova legge è già
palese che in queste condizioni non saremo in grado di continuare a gestire i
nostri spazi o se lo saremo, sarà soltanto in maniera molto ridotta.
Con questa presa
di posizione intendiamo innanzitutto dare informazioni sulla nostra situazione e partendo da ciò avanzare le
seguenti richieste:
- Già prima di
quest’anno come organizzatrici e organizzatori di spazi autogestiti e non
commerciali eravamo pagati poco o nulla per il nostro lavoro. Già prima dei
cambiamenti in corso era abbastanza difficile racimolare i soldi necessari per
i nostri spazi. Qui non c’è margine per dei tagli!
- A partire da
quest’anno non ci sono più soldi per gli spazi espostivi. Finora città e cantoni
non hanno reagito con un aumento dei loro contributi e anche le fondazioni
private si stanno in parte tirando indietro o stanno riducendo le sovvenzioni.
La nostra situazione quindi riguarda un po’ tutti: i responsabili statali e cantonali, dell’ufficio federale della cultura
(UFC), così come Pro Helvetia e le fondazioni private!
- Alcuni spazi
autogestiti esistono solo per un periodo limitato, altri invece sono attivi da più di vent’anni. A breve o a lungo
termine, noi abbiamo scelto consapevolmente questa forma di lavoro, proprio
perché si trova in una zona di transizione al di là di posizioni stabilite.
Questi spazi di transizione sono spazi liberi!
- Gli spazi
autogestiti sono notevolmente differenti l’uno dall’altro. Questa varietà non
può venir riassunta schematicamente e necessita dunque di strutture di promozione
altrettanto differenziate in grado di sostenere questa molteplicità da diverse prospettive. Noi
reclamiamo spazi liberi anche nella promozione della cultura!
- Gli spazi
autogestiti sono luoghi di sperimentazione, in cui è possibile lavorare a ritmi differenti, dove ambiti e ruoli sono mutevoli e spesso nascono e si sviluppano relazioni
collaborative. Sono spazi per timidi albori, per forme artistiche che qui si
sentono più a loro agio, per artisti - e non solo - che interagiscono
volentieri in contesti differenti.
Se questi spazi spariscono viene a mancare molto, moltissimo!
- Il nostro
lavoro non consiste esclusivamente nella realizzazione di progetti, bensì in processi continuativi
e a lungo termine i cui risultati non sono prevedibili fin dall’inizio. Questa nicchia è lo spazio in cui si sviluppano
molte esperienze che in altri luoghi si non possono realizzare. Per questo
motivo c’è bisogno di una promozione culturale che non supporti solamente
progetti specifici bensì strutture e forme di lavoro continuative.
- Noi ci
rifiutiamo d’essere fornitrici e fornitori di una scena artistica
commercializzata che ci consola con promesse vaghe per il futuro, ma che non
vuole discutere di una retribuzione appropriata del nostro lavoro e del
pagamento dei costi dei nostri spazi. Il nostro lavoro, il lavoro degli artisti
e di molti altri protagonisti della scena artistica deve essere finalmente
riconosciuto in quanto tale!
- I premi non sono uno strumento di promozione
appropriata! Illuminano come fari un particolare apparente, non la
molteplicità. Questo si manifesta in modo evidente quando i premi – come nel
caso degli Art Awards – vengono ridotti di numero, oppure quando – come nel
caso della partnership tra pubblico e privato degli Swiss Exhibition Awards –
ne rimane solo uno. Oltre alla tendenza alla commercializzazione siamo qui in
contrasto con l'utilizzo inflazionato della parola “Swiss”.
Traduzione: Irene Grillo e Silvia Simoncelli